Il docufilm sul giallo di Giorgio Agatino Giammona e Toni Galatola, i due giovani giarresi, conosciuti in città con il soprannome di “ziti”, scomparsi misteriosamente il 17 ottobre del 1980 e trovati morti sotto un pino marittimo, dopo due settimane, sarà trasmesso in prima tv assoluta, questa sera alle ore 22, in contemporanea su Crime+Investigation (Sky, 119) e HISTORY Channel (Sky, 411).
Grazie a una meticolosa ricerca e particolari inediti sulla storia di Giorgio e Toni, la nuova produzione originale “Il delitto di Giarre” racconta la verità su un caso rimasto a lungo irrisolto e tra i più controversi della recente storia italiana.
In 90 minuti, il giornalista e scrittore Francesco Lepore ricostruisce i fatti, attraverso interviste esclusive, nuovi elementi e dettagli, facendo finalmente luce per la prima volta sul caso che accese la protesta dei/delle militanti del FUORI! – Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano e contribuì a cambiare sensibilmente l’opinione pubblica, messa per la prima volta di fronte alla tragica realtà di due ragazzi uccisi per il solo fatto di amarsi.
L’episodio accelerò la nascita a Palermo di una storica associazione, l’Arcigay, con la quale inizia la seconda e nuova fase dell’attuale movimento LGBT+.
Tra gli intervistati: Enza e Rosita Galatola, rispettivamente sorella e cugina di Toni; frate Diego Sorbello, il sacerdote cappuccino che celebrò i funerali dei due ragazzi; il giornalista antimafia Attilio Bolzoni, col quale il presunto assassino tredicenne ritrattò la sua confessione; Paolo Patanè, ex presidente di Arcigay nazionale e conoscente di Giorgio e Toni; Lia D’Urso, attivista lesbica e cofondatrice del FUORI! di Catania; Vincenzo Scimonelli, cofondatore del primo nucleo di Arcigay; Franco Grillini, storico leader del movimento LGBT+, primo presidente di Arcigay nazionale ed ex parlamentare; Pina Bonanno, attivista trans e cofondatrice del MIT – Movimento Italiano Transessuali (oggi Movimento Identità Transgender).
La morte di Giorgio e Toni, in un primo momento, sembrò un caso di doppio suicidio, poi si pensò all’omicidio-suicidio, anche perché la mano destra di quello che viene identificato come il cadavere di Giorgio stringe una busta inzaccherata. All’interno una lettera, di cui si riesce a malapena a leggere le parole: “Io e Toni abbiamo trovato la pace… Mamma perdonaci”.
All’improvviso, la misteriosa confessione di un tredicenne, che si autodenunciò come diretto responsabile e che, poi, ritrattò tutto.
(foto: Toni e Giorgio in una foto dell’epoca)
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