Giornalisti, ricorre oggi il quinto anniversario della morte di Corrado Cartia

Il 1 dicembre di cinque anni fa, a seguito di una broncopneumopatia ostruttiva, tornava alla casa del Padre il giornalista-editore Corrado “Dino” Cartia, affettuosamente e meritatamente definito “il direttore”.  Parlare di Dino Cartia in occasione dell’anniversario della sua scomparsa, ci sembra alquanto riduttivo perché si tratta di un personaggio che meriterebbe, certamente, qualcosa in più da una città nella quale, esperienze romane a parte, ha sempre lavorato e dove era conosciuto ed apprezzato per  l’acume del suo modo di fare giornalismo. Meriterebbe per esempio, quel riconoscimento pubblico, come l’intitolazione di una strada, da più parti invocata e ufficializzata circa un anno fa, con la formale richiesta depositata dai familiari all’ufficio protocollo del Comune, ma della quale non si è più avuta notizia. Al di là del pezzo di marmo, eventualmente collocato su qualche pubblica via, a noi piace, però, ricordare Dino Cartia per quanto ha fatto e dato al mondo dell’informazione e della comunicazione in questa città. Erano altri tempi è vero, ma come negare quanto  i telegiornali di “mister sciarpetta” erano particolarmente seguiti ed attesi dai siracusani, quando in ogni casa il televisore era sintonizzato sulle tv locali. E alle “locali” Dino Cartia ha insegnato tanto. “Date a Cesare quel che è di Cesare” disse qualcuno molto più importante di noi (ma anche più importante di sindaci, assessori, deputati, senatori e ministri), duemila anni fa. Come non riconoscere a Corrado Cartia il merito di avere inventato  la Tv del mattino, con il Tg, le prime pagine dei giornali e ospiti in studio, in diretta  alle 7 del mattino su Videoregione, quando tutte le altre televisioni ( Rai compresa) al mattino mandavano in onda il monoscopio o, al massimo, qualche film. Una formula del tutto innovativa che “il direttore” aveva già collaudato a Roma e che ripropose con successo a Siracusa. Sempre sulla notizia, Dino Cartia fu l’unico a restare in diretta dallo studio di Tvs durante le scosse di terremoto del 13 dicembre 1990 e fu tra i primi ad andare in onda con l’edizione straordinaria del Telegiornale su Rei Tv (che all’epoca dirigeva), pochi minuti dopo la strage di Capaci, quel sabato 23 maggio 1992, quando vennero uccisi il giudice Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. Ti ricordiamo caro “direttore” quando ci spiegavi che i comunicati stampa vanno letti ed interpretati “per capire se c’è, e dov’è, la notizia”, o quando ci mandavi in giro per la città con il cameraman dicendoci “non tornate se non portate almeno due servizi”. Chissà cosa diresti, oggi, a quelli del “copia e incolla”, per i quali il lavoro del giornalista si esaurisce al solo titolo dell’articolo e ad una foto di repertorio! E chissà come commenteresti tutto ciò che, a livello politico, culturale, morale e occupazionale sta accadendo in città. Senza ombra di dubbio, ti scapperebbe quel “Siracusa persa era, persa è e persa resta” che, spesso citandoti, utilizziamo con l’auspicio che possa spronare quanti hanno in mano le sorti e lo sviluppo di questa città, affinchè possa rialzare la testa e tornare alle glorie del passato. Fino a questo momento, però, ci sembra che nessuno sia riuscito a smentirti. Da quaggiù a te che sei lassù: Ciao “direttore”.

(foto: Dino Cartia – fermo immagine da un videogiornale di Video Siracusa del 1989)